domenica 14 marzo 2021

Intervista al musicista loretano Alessandro Menghi... (Cu’ j’òcchi de ‘na vo’)


Foto di Alessandro Menghi -

Un’intervista scritta al musicista loretano Alessandro Menghi. Sei domande che ci permettono di dare voce ad un’artista locale, ma anche un’occasione per conoscere il suo ultimo progetto musicale: “COLORA LORETO. Cu’ j’òcchi de ‘na vo’”, libro e cd musicale con 10 canzoni in dialetto loretano realizzato con Tony Felicioli in collaborazione con Maurizio Scocco, stampato dall'etichetta discografica Ideasuoni di Teramo. Libro edito dalla Giaconi Editore, casa editrice di Recanati, con il progetto grafico di Benedetta Leonardi. 

Insomma, godetevi la piacevole intervista che termina alla fine con il video della canzone “Cu’ j’òcchi de ‘na vo’”



1) Quando è nata la passione per la musica?

La passione per la musica è nata parecchio tempo fa in maniera strana direi, ”un secondo amore a prima vista”.

Ho iniziato da bambino con la fisarmonica ma non è scattato niente, solo note nel pentagramma e lungo una tastiera, note che non hanno fatto presa, suonate e perse alla stessa maniera, insomma un amore finito male...senza coinvolgimento.

Poi, invece, da ragazzo la musica che ascoltavo (un po' di tutto) ha iniziato, quasi senza rendermene conto, a portarmi in un mondo speciale, fatto di suoni di pensieri e libertà di espressione, ed è stato amore vero incontenibile.

E’ scattato qualcosa, un qualcosa che ancora oggi non ha perso lo smalto, così mi sono avvicinato alla chitarra in maniera naturale come se fosse un passaggio previsto dal destino, una splendida via d’uscita. Ho iniziato a studiare chitarra classica e poi, spinto dalla curiosità dello strumento, ho approfondito la conoscenza dello strumento con musicisti di vario genere.

Parallelamente, trovandomi particolarmente in sintonia con la canzone d’autore, ho iniziato a scrivere canzoni ed a cantarle e così è partito il mio viaggio musicale con vari gruppi ed esperienze da solista tra concorsi e concerti.

 

2) Presentaci brevemente il tuo ultimo progetto: “COLORA LORETO. Cu’ j’òcchi de ‘na vo’”

Il lavoro nasce dalla convinzione che il dialetto, rappresentando uno dei più naturali strumenti per mantenere in vita l’identità di un popolo, non deve essere dimenticato. Anzi, al contrario, deve essere diffuso altrimenti rischia l’estinzione.

Da qui l’idea di unire libro e cd musicale, un corpo unico dal titolo “colora Loreto, cu jocchi de na vo”. Il libro, da colorare, fa parte della collana “Colora le marche” edita da Giaconi Editori che nasce con l’obiettivo di valorizzare l’arte del territorio marchigiano. Il cd, realizzato da me e da Tony Felicoli, con la collaborazione di Maurizio Scocco, stampato dall’etichetta discografica Ideasuoni, contiene 10 brani inediti.

 

Il lavoro è stato realizzato grazie al contributo della Regione Marche e con il sostegno dell’Associazione Culturale Iustissima Civitas di Recanati.

 

Possiamo definirlo come un prodotto tipico marchigiano, legato al territorio.

Non a caso il primo brano dal titolo “Culora” parla del sisma del 2016 che, come sappiamo, ha devastato borghi, luoghi e piccole comunità marchigiane. Poi tutti i brani successivi sono ambientati a Loreto, la mia città dove l’uso del linguaggio dialettale si fonde con la lingua italiana.

 

E’ stato interessante creare storie fondendo racconti di usanze paesane con modi di dire dialettali, che sentivo spesso quando ero piccolo, ambientando le canzoni su alcune zone caratteristiche del paese e dintorni. Ci sono poi dei riferimenti ad alcuni personaggi importanti che a Loreto hanno gravitato come i Fratelli Brancondi, due figure della resistenza marchigiana, ed altri, sicuramente meno importanti ma caratteristici nel loro modo di essere, come ad esempio il cantastorie soprannominato Nasina, che tempo fa, veniva a Loreto in occasione della festa della Madonna.

 

E’ un concept, quindi tutte le canzoni sono collegate tra loro con il messaggio di non perdere di vista le nostre radici, la nostra identità, la nostra cultura.

 

Per quanto riguarda la parte musicale che è stata curata e diretta dall’amico e compagno di viaggio Tony Felicioli, sono stati tanti gli interventi strumentali scelti con cura e con funzionalità specifica per ogni brano. Ogni brano è stato “vestito” su misura con scelte timbriche precise.  Tanti i musicisti e quindi tanti strumenti nel cd…fisarmonica, violini, contrabbasso, batteria, chitarre, chitarre portoghesi, mandolini, flauti, sassofoni, tromba, piano, voce narrante, vocalist, ecc

 

3) Come mai hai scelto il dialetto? Lo ritieni un linguaggio immediato che possa arrivare prima alle persone?

Ho sempre avuto una certa attenzione per il dialetto, per l’identità che racchiude per il suono naturale che manifesta. Credo sia importante utilizzare il linguaggio che le persone del territorio parlano abitualmente per strada o al bar. Credo che abbia una via preferenziale anche per chi non lo comprende a fondo. Poi nella maggior parte dei testi che scrivo, intervallo il dialetto alla lingua italiana proprio come facciamo abitualmente.

Nel dialetto sopravvivono i modi di dire, i luoghi, i personaggi, la nostra storia in sostanza e, cosa più importante, il nostro naturale modo di essere.  Certe cose si possono dire soltanto in dialetto. Se le traduci perdono di efficacia, le snaturi e cosa peggiore le omologhi.

In pratica, utilizzo il linguaggio e il dialetto come strumento fondamentale per cercare di dare forma, sapore e identità ai personaggi e ai luoghi riportati nelle canzoni.

 

4) Ti sei ispirato a qualche cantautore italiano?

Ne ho assorbiti tanti a forza di ascoltarli, studiarli e cantarli. Tanti sono i cantautori italiani che apprezzo e che sono stati dei punti di riferimento importanti, la prima canzone che ho imparato a suonare è stata “La locomotiva” di Guccini. Sono affascinato dai cantautori genovesi in particolare De Andrè e Tenco.

Con Paolo Conte infine mi trovo perfettamente a mio agio.

 

5) La musica, come l’arte e lo spettacolo, ciò che è anima e cultura, in questo ultimo anno sono state messe in secondo piano. Come hai vissuto da musicista questo periodo? Pensi che questo periodo possa dare un duro colpo a questo settore?

L’arte in generale, comprese tutte le persone che ci gravitano attorno, ha subito maggiormente le difficoltà della situazione che stiamo vivendo. Il settore è stato già colpito pesantemente e mi auguro in una ripresa a breve per evitare danni irreversibili.

Me lo auguro di cuore per tutti i settori in difficoltà.

 

Per quello che mi riguarda la musica per me è una dimensione libera che convive con la libera professione. Sicuramente il fatto di non avere visione del futuro con un cd ed un libro appena uscito, rattrista un po'. E’ tanta la voglia di presentarlo in giro, ma vabbè, pazienza, c’è chi si trova, come dicevo, in difficoltà maggiori.

Tornando alla domanda, ho vissuto questo periodo lavorando intensamente, assieme a Tony, al progetto Colora Loreto- Cu’ j’òcchi de ‘na vo’, e con le dovute precauzioni siamo riusciti nell’intento.

In bocca al lupo a tutti e speriamo che la primavera ci porti fortuna…

 

6) Per salutarci, infine, ti chiediamo di farlo con l’espressione in dialetto loretano che ti piace di più.

Grazie ragazzi per l’invito e spero di non essermi dilungato troppo. Beh, tanto per restare in tema vi saluto così:

Nun émo ditto gnè !


Cliccate sul link e godetevi il video…

https://www.youtube.com/watch?v=bm9uBaaygJY


1 commento:

  1. Bel CD e bel progetto...ricevuto come regalo per Natale!
    Saluti dalla Norway!! :) :) :)

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