- Foto di Alessandro Menghi - |
Insomma, godetevi la piacevole intervista che termina alla fine con il video della canzone “Cu’ j’òcchi de ‘na vo’”.
1) Quando è nata la passione per la musica?
La passione per la musica è nata parecchio tempo fa in
maniera strana direi, ”un secondo amore a prima vista”.
Ho iniziato da bambino con la fisarmonica ma non è scattato
niente, solo note nel pentagramma e lungo una tastiera, note che non hanno fatto
presa, suonate e perse alla stessa maniera, insomma un amore finito male...senza
coinvolgimento.
Poi, invece, da ragazzo la musica che ascoltavo (un po'
di tutto) ha iniziato, quasi senza rendermene conto, a portarmi in un mondo speciale,
fatto di suoni di pensieri e libertà di espressione, ed è stato amore vero
incontenibile.
E’ scattato qualcosa, un qualcosa che ancora oggi non
ha perso lo smalto, così mi sono avvicinato alla chitarra in maniera naturale come
se fosse un passaggio previsto dal destino, una splendida via d’uscita. Ho
iniziato a studiare chitarra classica e poi, spinto dalla curiosità dello
strumento, ho approfondito la conoscenza dello strumento con musicisti di vario
genere.
Parallelamente, trovandomi particolarmente in sintonia
con la canzone d’autore, ho iniziato a scrivere canzoni ed a cantarle e così è
partito il mio viaggio musicale con vari gruppi ed esperienze da solista tra
concorsi e concerti.
2) Presentaci
brevemente il tuo ultimo progetto: “COLORA LORETO. Cu’ j’òcchi de ‘na vo’”
Il lavoro nasce
dalla convinzione che il dialetto, rappresentando uno dei più naturali
strumenti per mantenere in vita l’identità di un popolo, non deve essere
dimenticato. Anzi, al contrario, deve essere diffuso altrimenti rischia
l’estinzione.
Da qui l’idea di
unire libro e cd musicale, un corpo unico dal titolo “colora Loreto, cu jocchi
de na vo”. Il libro, da colorare, fa parte della collana “Colora le marche” edita
da Giaconi Editori che nasce con l’obiettivo di valorizzare l’arte del
territorio marchigiano. Il cd, realizzato da me e da Tony Felicoli, con la
collaborazione di Maurizio Scocco, stampato dall’etichetta discografica
Ideasuoni, contiene 10 brani inediti.
Il lavoro è
stato realizzato grazie al contributo della Regione Marche e con il sostegno dell’Associazione
Culturale Iustissima Civitas di Recanati.
Possiamo
definirlo come un prodotto tipico marchigiano, legato al territorio.
Non a caso il
primo brano dal titolo “Culora” parla del sisma del 2016 che, come sappiamo, ha
devastato borghi, luoghi e piccole comunità marchigiane. Poi
tutti i brani successivi sono ambientati a Loreto, la mia città dove l’uso del
linguaggio dialettale si fonde con la lingua italiana.
E’ stato
interessante creare storie fondendo racconti di usanze paesane con modi di dire
dialettali, che sentivo spesso quando ero piccolo, ambientando le canzoni su
alcune zone caratteristiche del paese e dintorni. Ci sono poi dei riferimenti
ad alcuni personaggi importanti che a Loreto hanno gravitato come i Fratelli
Brancondi, due figure della resistenza marchigiana, ed altri, sicuramente meno
importanti ma caratteristici nel loro modo di essere, come ad esempio il
cantastorie soprannominato Nasina, che tempo fa, veniva a Loreto in occasione della
festa della Madonna.
E’ un concept,
quindi tutte le canzoni sono collegate tra loro con il messaggio di non perdere
di vista le nostre radici, la nostra identità, la nostra cultura.
Per quanto
riguarda la parte musicale che è stata curata e diretta dall’amico e compagno
di viaggio Tony Felicioli, sono stati tanti gli interventi strumentali scelti
con cura e con funzionalità specifica per ogni brano. Ogni brano è stato
“vestito” su misura con scelte timbriche precise. Tanti i musicisti e quindi tanti strumenti nel
cd…fisarmonica, violini, contrabbasso, batteria, chitarre, chitarre portoghesi,
mandolini, flauti, sassofoni, tromba, piano, voce narrante, vocalist, ecc
3) Come
mai hai scelto il dialetto? Lo ritieni un linguaggio immediato che possa
arrivare prima alle persone?
Ho sempre avuto una certa attenzione per il dialetto,
per l’identità che racchiude per il suono naturale che manifesta. Credo sia
importante utilizzare il linguaggio che le persone del territorio parlano abitualmente
per strada o al bar. Credo che abbia una via preferenziale anche per chi non lo
comprende a fondo. Poi nella maggior parte dei testi che scrivo, intervallo il dialetto
alla lingua italiana proprio come facciamo abitualmente.
Nel dialetto sopravvivono i modi di dire, i luoghi, i
personaggi, la nostra storia in sostanza e, cosa più importante, il nostro naturale
modo di essere. Certe cose si possono
dire soltanto in dialetto. Se le traduci perdono di efficacia, le snaturi e
cosa peggiore le omologhi.
In pratica, utilizzo il linguaggio e il dialetto come
strumento fondamentale per cercare di dare forma, sapore e identità ai
personaggi e ai luoghi riportati nelle canzoni.
4) Ti sei
ispirato a qualche cantautore italiano?
Ne ho assorbiti tanti a forza di ascoltarli,
studiarli e cantarli. Tanti sono i cantautori italiani che apprezzo e che sono
stati dei punti di riferimento importanti, la prima canzone che ho imparato a
suonare è stata “La locomotiva” di Guccini. Sono affascinato dai cantautori
genovesi in particolare De Andrè e Tenco.
Con Paolo Conte infine mi trovo perfettamente a mio
agio.
5) La
musica, come l’arte e lo spettacolo, ciò che è anima e cultura, in questo
ultimo anno sono state messe in secondo piano. Come hai vissuto da musicista
questo periodo? Pensi che questo periodo possa dare un duro colpo a questo
settore?
L’arte in generale, comprese tutte le persone che ci
gravitano attorno, ha subito maggiormente le difficoltà della situazione che stiamo
vivendo. Il settore è stato già colpito pesantemente e mi auguro in una ripresa
a breve per evitare danni irreversibili.
Me lo auguro di cuore per tutti i settori in
difficoltà.
Per quello che mi riguarda la musica per me è una
dimensione libera che convive con la libera professione. Sicuramente il fatto di
non avere visione del futuro con un cd ed un libro appena uscito, rattrista un po'.
E’ tanta la voglia di presentarlo in giro, ma vabbè, pazienza, c’è chi si trova,
come dicevo, in difficoltà maggiori.
Tornando alla domanda, ho vissuto questo periodo
lavorando intensamente, assieme a Tony, al progetto Colora Loreto- Cu’ j’òcchi
de ‘na vo’, e con le dovute precauzioni siamo riusciti nell’intento.
In bocca al lupo a tutti e speriamo che la primavera
ci porti fortuna…
6) Per
salutarci, infine, ti chiediamo di farlo con l’espressione in dialetto loretano
che ti piace di più.
Grazie ragazzi per l’invito e spero di non essermi
dilungato troppo. Beh, tanto per restare in tema vi saluto così:
Nun émo ditto gnè !
Cliccate sul link e godetevi
il video…
https://www.youtube.com/watch?v=bm9uBaaygJY
Bel CD e bel progetto...ricevuto come regalo per Natale!
RispondiEliminaSaluti dalla Norway!! :) :) :)