- Street art ai tempi del Covid - |
La
maggior parte di noi è tornata ai propri lavori, con l'accesa speranza di
ritornare alla “vecchia normalità”.
In
tutto questo, incrociando le dita, sembra che il numero dei contagi a seguito
della riapertura sia in calo, lasciando delle prospettive positive per il
futuro prossimo, quando la vittoria schiacciante sul “nemico” giungerà soltanto
assieme al vaccino.
Infatti, a proposito di quest’ultima affermazione, la Comunità scientifica è unanime nel ritenere che in questa pandemia abbiamo delle grandi responsabilità.
Ad
esempio Gianni Tamino, docente emerito di biologia all'Università di Padova e
membro dei comitati scientifici di Isde, Associazione Medici per l'ambiente,
afferma che “Le attività umane stanno cambiando l'ambiente del nostro
Pianeta in modo profondo e in alcuni casi irreversibile. Stiamo dunque
superando, anzi abbiamo già superato i limiti delle capacità della terra di
sostenere la popolazione umana e mettiamo a rischio la sopravvivenza di molte
altre specie”.
Come
Tamino, John Vidal scrive sul Guardian: “I
CDC americani (Center for disease control) hanno stimato che i tre quarti delle
malattie nuove o emergenti che attaccano l'uomo provengono dagli animali con
cui si sono ridotte progressivamente le barriere naturali.
Infatti “i cambiamenti climatici, la riduzione
delle foreste con l'alterazione degli habitat di molte specie animali, mettono
sempre più in contatto gli animali selvatici con gli esseri umani, rendendo più
facile il salto di specie per i loro patogeni” (Tamino).
Per
uscire da questo meccanismo alterato ed in parte compromesso, è necessario
superare le regole del mercato e del Pil (“che
è una sommatoria di prezzi x quantità di merci scambiate”) che hanno
avvalorato finora l’idea di un progresso che pone al centro una ricchezza
infinita; è dunque necessario proteggere gli ecosistemi
naturali, conservare le aree incontaminate del Pianeta, e iniziare a pensare ad
un’idea di economia “post crisi” che ponga al centro del progresso l’essere
umano ed il suo benessere in termini di qualità della vita.
- Le acque del fiume Po nel periodo quarantena - |
Gli
scienziati sono d'accordo sul fatto che non esiste una “cura” immediata, ma che
occorra ripartire da un nuovo modello culturale ed economico, un’altra idea di
economia e di prosperità, offrendo idee molto concrete, precise e percorribili
sul nuovo modello di sviluppo a cui l'uomo dovrebbe puntare per salvare il
Pianeta e quindi sé stesso. “Sia su scala individuale che comunitaria si
stanno tracciando percorsi per un tipo di economia che sfugga ai canoni del
modello ortodosso, cioè quello della crescita misurata dal Pil” afferma
Andrea Strozzi, bio economista e autore di “Vivere basso, pensare alto” (Terra
Nuova Edizioni).
Per
fare ciò nella vita pratica occorrerebbe, ad esempio, “aumentare il più possibile l’autosufficienza energetica e alimentare,
ricostruire i legami comunitari distrutti
da un sistema che per guadagnare ci vuole tutti individualisti e dipendenti,
ripensare un graduale ma deciso ritorno alla terra, non solo per la pura e
semplice sopravvivenza ma anche per la tutela, la salvaguardia del territorio e
delle basi della vita” (Tim Jackson, economista inglese, docente di
sviluppo sostenibile all’Università del Surrey). Occorrerebbe anche un
ripensamento della mobilità delle persone e delle merci che rappresentano una
continua, e spesso inutile, fonte di inquinamento.
Sempre
Tim Jackson, afferma “La prosperità riguarda la qualità delle nostre vite e
delle nostre relazioni, la resilienza delle nostre comunità e il modo in cui
attribuiamo significato alle cose, a livello individuale e collettivo (…) la
prosperità, come rivela la radice latina del termine, riguarda la speranza.
Speranza per il futuro, per i nostri figli e per noi stessi. (…)” Lo
studioso lancia una pesante critica al modello economico contemporaneo: “Una
forma limitata di prosperità ottenuta attraverso il successo materiale ha fatto
funzionare le nostre economie per più di mezzo secolo. Ma è del tutto
insostenibile e rischia di compromettere le condizioni per la prosperità
condivisa”.
Il
ritorno futuribile ad un’economia che fornisca le capacità di prosperare
all'interno dei limiti ecologici dettati dal Pianeta appare l'unica soluzione
che guarda lontano.
Tutto
il resto assomiglia ad una di quelle “toppe” o “pezze” da aggiungere di volta
in volta ad un vestito sempre più rovinato.
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